Jesús è attualmente in viaggio in diversi paesi africani. Stefania Tanesini invia aggiornamenti via WhatsApp. Questo articolo sarà aggiornato regolarmente: resta sintonizzato!
Aggiornamento 11:Il continente della speranza
“Quest’anno noi della comunità di Muramvya (Bujumbura, Burundi) abbiamo visitato i carcerati della prigione vicina. Abbiamo portato cibo, sapone e indumenti; condiviso la ‘Parola di vita’, il passo del Vangelo che nel Movimento approfondiamo mensilmente. ‘Tornate più spesso’ ci hanno detto, ‘perché con Dio il nostro spirito è libero’”.
“Veniamo da Bukavu, vicino a Goma (RDC), dove da 20 anni viviamo in mezzo ai conflitti. Anche se la nostra città è in grande pericolo, siamo partiti confidando in Dio: anche il Movimento è nato durante la guerra. Siamo qui in rappresentanza di tutti i membri del Focolare del Congo”.
L’8 febbraio scorso a Bujumbura, davanti a oltre 3.000 persone arrivate da tutto il Paese e da Kenya, Etiopia, Uganda, Madagascar, Zambia e Tanzania, le testimonianze delle comunità dei Focolari hanno espresso la vitalità dei percorsi di fraternità e sostegno sociale in atto in questa regione.
“E’ l’ora delle comunità”, hanno commentato Vitoria Franciscatti e Klaus Brüsche, consiglieri per l’Africa e il Medio Oriente dei Focolari, che hanno accompagnato il Copresidente in Africa Centro-Ovest e Orientale.
“Qui in Burundi, gli incontri con il Nunzio e i vescovi hanno offerto un importante approfondimento delle condizioni politiche, sociali ed ecclesiali. Ci hanno incoraggiato a diffondere la spiritualità dell’unità”, hanno aggiunto Eric Mwangi e Réja Oliveira, delegati per l’Africa Orientale: “Abbiamo anche toccato con mano l’impegno e la fede dei volontari/e, dei gen 2, gen 3 e gen 4 che abbiamo pure incontrato: il concerto del complesso ‘Gen Sorriso’ è stata una testimonianza straordinaria di unità e speranza”.
La forza delle comunità, il farsi prossimi a tutti, vivere il Vangelo e il carisma dell’unità con radicalità, avere una visione “sapienziale” della storia e dei rapporti tra i popoli, sono alcuni dei punti chiave che Jesús Morán e Margaret Karram hanno comunicato a tutto il Movimento attraverso questo viaggio, dove la speranza è concreta e strada per l’unità.









Aggiornamento 10: I Focolari in Burundi
Il “Santuario dei tamburi sacri” di Gishora, oggi sito UNESCO, è un luogo simbolo della cultura burundese: a partire dagli inizi del XX secolo, su questo suolo sacro il suono dei tamburi scandiva i ritmi dell’esistenza, esprimendo pace, gioia, senso di comunità e accoglienza generosa: tutte caratteristiche che ritroviamo oggi nel popolo burundese, pur tra le gravi difficoltà economiche che sta attraversando.
È stata un’immersione importante nella cultura del Burundi, offerta a Jesús Morán in questa ultima tappa africana. Qui il Movimento è molto diffuso: è presente nelle 8 diocesi del Paese; nelle 300 parrocchie e nelle scuole. La spiritualità del Focolare è arrivata nel 1962, ma è stato negli anni ’80 e ’90, durante le violenze che hanno devastato questa regione, che il Movimento ha visto il suo maggior sviluppo.
Il 3 febbraio a Gitega un’ottantina di sacerdoti, seminaristi, religiosi e consacrate – presente anche l’Arcivescovo, Mons. Bonaventure Nahimana – hanno accolto il Copresidente: “Siamo molto coscienti dell’apporto della spiritualità del Movimento alla nostra Chiesa e alla società con i problemi che vive” dice don Leon Sirabahenda. Lavoriamo per migliorare la formazione dei sacerdoti”. Sr. Agnés Mushatsi evidenzia l’eccezionalità di questo incontro: “Per la prima volta siamo insieme, sacerdoti e religiosi e rinnoviamo l’impegno a portare l’unità dove Dio ci chiama”.
Sull’importanza della condivisione delle esperienze della Parola, Margaret Karram spiega alle consacrate che “nella spiritualità dell’unità, la vita della Parola opera un passaggio ‘dall’io al noi’. La nostra testimonianza renderà la Chiesa più credibile e porteremo il nostro contributo al superamento di conflitti di ogni tipo”.
“Come vivere il Carisma dell’unità in un mondo in continuo mutamento?” domandano i sacerdoti. Jesús Morán li esorta ad “avere una visione sapienziale della storia, perché Cristo ha vinto il mondo. Un teologo ortodosso dice che ‘ad ogni epoca di disumanizzazione corrisponde un nuovo risveglio del Vangelo’. Lasciamoci evangelizzare continuamente e portiamo questa visione sapienziale con la nostra vita”.









Aggiornamento 9: In Ruanda, il “Paese delle mille colline”
A casa della “famiglia-focolare” di Emerthe e Dieudonné Gatsinga, la sera de 31 gennaio scorso, c’era quasi tutta la comunità del Focolare di Kigali. É iniziata lì la breve visita di Jesús Morán in Ruanda, dove la spiritualità dell’unità è arrivata negli anni ’80, grazie ad alcuni religiosi, diffondendosi però dopo la terribile crisi del 1994, con il ritorno in Ruanda di tanti che avevano conosciuto il Movimento in altri Paesi. Radicalità evangelica e fedeltà sono evidenti nelle persone della comunità locale di questo Paese dove non c’è un focolare stabile. “Siamo una famiglia – raccontano – cerchiamo di portare l’unità. Poi è Dio che guarisce, risana tanti dolori, ci fa costruttori di un’umanità nuova”.
Il 1° febbraio, oltre 500 persone aderenti al Focolare sono arrivate da tutto il Paese per una mattinata di incontro e condivisione. Le testimonianze dicevano le sfide della vita quotidiana: per i giovani è l’impegno a vivere la fraternità in ogni ambito della vita per cambiare la società. François Rugerinyange e la moglie hanno accolto nuovamente in casa due figlie, ragazze-madri. “Un gesto culturalmente difficile da comprendere – spiegavano – le abbiamo amate senza aspettarci nulla. Sono tornate a Dio e hanno battezzato i loro figli”.
Jesús ha incoraggiato la comunità a “restare uniti ai vescovi, a lavorare con la Chiesa, testimoniando a tutti lo spirito di questo anno giubilare: speranza, fraternità e pace”.
Margaret ha lasciato loro tre consegne: “Appassionatevi a vivere la Parola che ci forma ad una cultura e ad una mentalità nuove; non restate intrappolati nella sofferenza, ma reagite con l’amore, con gesti concreti di riconciliazione e siate protagonisti e corresponsabili nel portare Dio a tutti”. La giornata si è conclusa con un ringraziamento profondo a Dio per il suo sguardo d’amore su questo popolo.









Aggiornamento 8: In Kenya alla Cittadella Piero
La Mariapoli “Piero”, la cittadella dei Focolari in Kenya che sorge a mezz’ora da Nairobi, è stata l’unica tappa di Jesús Morán in questo Paese, il 29 e 30 gennaio scorsi. Dopo 9 anni, è tornato nella cittadella, dove ha constatato cambiamenti e sviluppi: come la scuola materna ed elementare, nel cui piano educativo sono presenti gli elementi della spiritualità dell’unità, che oggi accoglie 120 bambini. Poi, al Centro per l’Inculturazione – dove si approfondisce il carisma dell’unità in dialogo con le culture africane – il Copresidente ha incoraggiato a “trovare le categorie culturali più adeguate per esprimere la base comunitaria del cristianesimo, che è uno specifico contributo dell’Africa”. La cittadella sta inoltre rinnovando l’offerta formativa per i giovani che vogliono fare un’esperienza sociale e comunitaria fondata sull’unità.
Nel dialogo con i focolarini, Jesús Morán ha sollecitato la necessità di una “iniezione di spiritualità nella vita di ciascuno”, tornando sempre alle radici del carisma dei Focolari.
Alla Messa, l’arcivescovo di Nairobi, Mons. Philip Anyolo ha espresso gratitudine e incoraggiamento ad andare avanti nell’evangelizzazione, insieme alla Chiesa.







Aggiornamento 7: Con la Chiesa per la rinascita della Sierra Leone
Le città di Bo e di Makeni sono a Sud e a Nord della Sierra Leone e rappresentano bene la distanza e la diffidenza etnica che la gente vive ancora oggi, alimentata anche dalle conseguenze del recente conflitto.
Le comunità dei Focolari lavorano per eliminare questo pregiudizio e sono state tra le prime a viaggiare da una parte all’altra del Paese per rompere queste barriere invisibili e la visita di Jesús Morán in queste città è stata l’occasione per far conoscere a molti il carisma dell’unità. Le testimonianze sono lo specchio del cammino di riconciliazione del Paese: al centro c’è il perdono: la decisione di non cedere alla vendetta; gesti eroici di riconciliazione; la pratica di un amore concreto che restituisce dignità e aiuta chi è nella povertà. Risollevare il Paese anche in ambito sanitario, formare al bene comune e alla pace sociale, sono gli obiettivi della Chiesa locale. Tra le molte istituzioni che supporta c’è lo “Holy Spirit Catholic Hospital” di Makeni – grande e all’avanguardia – offre anche cure gratuite ed ha un’area triage per le malattie infettive, costruitO con l’aiuto dell’ONG AMU (https://www.amu-it.eu/). Anche l’università cattolica (con 7.000 studenti) prepara i nuovi leaders del futuro. “Con la Chiesa, ci impegniamo nel processo di riconciliazione e nel dialogo con l’Islam, vivendo ‘l’arte d’amare’”, ha confermato il Copresidente del Movimento, e Margaret Karram, in video-collegamento: “Un proverbio arabo dice che ‘quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada’ e la nostra strada è vivere e diffondere la cultura della pace, generandola ogni giorno con la nostra vita”.











Aggiornamento 1
Un saluto dall’aeroporto di Parigi, dove abbiamo fatto scalo verso Abidjan, prima tappa del viaggio del Copresidente Jesús Morán insieme ai Consiglieri Vitoria Franciscatti e Klaus Brüschke in Africa, dal 14 gennaio al 9 febbraio. Visiteranno Costa d’Avorio, Sierra Leone, Kenya, Burundi e Ruanda. La Presidente, Margaret Karram, seguirà il viaggio per via telematica e interverrà nel corso di diversi appuntamenti.
La prima tappa sarà appunto la Costa d’Avorio, dove il 18 gennaio prossimo si festeggeranno i 50 anni dall’arrivo del Movimento dei Focolari. Un’occasione per ringraziare Dio insieme alla Chiesa locale e le tante persone che in questi anni hanno fatto propria la scelta di vivere per la fraternità.
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Aggiornamento 2
“Oggi è difficile riconoscere all’altro la dignità che gli spetta. Abbiamo perso il senso della fratellanza, ma è sbagliato, perché siamo tutti uguali anche se siamo diversi, anche se abbiamo la pelle di un altro colore. La spiritualità dei Focolari ci insegna a vedere negli altri dei fratelli, perché siamo tutti figli di un unico Padre”, ha affermato S.Em. Mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo emerito di Abidjan (Costa d’Avorio). Oggi Jesús Morán, Copresidente del Movimento, e la delegazione dei Focolari lo hanno incontrato in Nunziatura insieme all’attuale Arcivescovo metropolita della città, S. Em. Mons. Ignace Bessi Dogbo e il Nunzio, Mons. Mauricio Rueda Beltz.
In Costa d’Avorio i cristiani sono circa il 40%, mentre i musulmani sono il 45% e la convivenza pacifica tra le due fedi religiose è un esempio per tutta la regione dell’Africa Centro-Ovest. Il Movimento dei Focolari è impegnato nella società a costruire ponti tra persone e gruppi. “La cittadella Vittoria che si trova nella regione di Man offre una testimonianza di unità molto importante anche alla Chiesa locale – ha detto il Nunzio – sostenendo il vescovo, i fedeli e i sacerdoti e questo è un segno prezioso di unità e servizio alla Chiesa”.
Aggiornamento 3: Mattinata della comunità alla Cittadella Victoria
“Chi accoglie uno straniero ospita un messaggero”, dice un proverbio ivoriano e il 18 gennaio la Cittadella Victoria ha aperto le porte a oltre 300 membri dei Focolari, che per la prima volta si sono ritrovati, in rappresentanza delle comunità locali di 15 dei 24 Paesi della regione dell’Africa Centro-Ovest. Presenti anche il Vescovo di Man, Gaspard Béby Gnéba e di Edéa (Camerun) Jean-Bosco Ntep.
Le testimonianze hanno raccontato una fraternità concreta, vissuta e sofferta, a livello personale e sociale, mentre le danze e i canti hanno portato il ricchissimo patrimonio culturale dei popoli.
Coraggio di affrontare le tante sfide, profonda fede in Dio e nel carisma dell’unità e vita di comunione sono i pilastri che guidano la vita delle comunità dei Focolari, cresciute in mezzo a difficoltà e conflitti di ogni genere e impegnate ad affrontare nuove sfide con maturità e nella comunione. “Oggi mi è tornata la speranza per il mio Paese che è in guerra da otto anni”, ha affermato un partecipante.
“Possiamo dire che la fede cristiana e la spiritualità dell’unità si sono inculturate in Africa?” è la domanda chiave di Patience Mollè Lobè del Camerun, già vicedirettrice presso il Ministero dei Lavori pubblici del Camerun. Ha auspicato che il processo di interazione tra il Vangelo e le culture del continente africano riprenda e rafforzi il senso di appartenenza alla comunità.
È proprio la vita comunitaria che Margaret Karram, in collegamento dall’Italia, ha fortemente incoraggiato per il Movimento in Africa, perché “I legami che si stabiliscono in una comunità sono talmente forti da superare persino quelli familiari, di popolo, di etnia, perché ciò che ci lega nel più profondo è l’amore che ci ha insegnato Gesù, quello soprannaturale che ci rende tutti, insieme, famiglia di Dio, popolo di Dio”.
Di responsabilità condivisa nelle comunità ha parlato anche il Copresidente, Jesús Morán, che ha invitato i presenti a “prendere su il Movimento insieme perché non è solo dei focolarini. In questo modo tutto crescerà. Ora che Chiara Lubich non c’è più, il Carisma è patrimonio di ciascuno e ciascuna: sta a tutti noi annunciarlo con più forza che mai, andiamo avanti con coraggio!”.
Aggiornamento 4: Celebrazione del 50° dell’arrivo del Focolare in Costa d’Avorio
La celebrazione dei 50 anni della presenza del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio è stata una vera festa “internazionale” con danze dai diversi Paesi. La presenza del Movimento nella regione dell’Africa Centro-Ovest è stata approfondita da una ricca tavola rotonda che si è sviluppata attorno a cinque punti: il rapporto della spiritualità dell’unità con la Chiesa; il lavoro di evangelizzazione e diffusione del messaggio cristiano; le azioni sociali e di solidarietà realizzate lungo gli anni; l’impegno per i giovani e per uno sviluppo umano; la formazione integrale offerta a giovani e adulti.
I Focolari sono arrivati in Costa d’Avorio nel 1975, mentre la cittadella Victoria è nata nel 1992. Il Movimento ha avuto un ruolo cruciale, di protezione della popolazione durante il conflitto dal 2002 al 2006 e proprio la cittadella ha accolto e curato persone di tutte le parti in causa. Negli anni sono nati un centro di cura, centri di formazione professionale e dei cybercafé che hanno contribuito all’accesso ad internet a Man.
Gratitudine e desiderio di continuare a collaborare su tanti fronti sono stati espressi dalle autorità civili e tradizionali presenti, diverse delle quali hanno sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso in questa regione, che i Focolari praticano e diffondono, sia a livello personale che sociale.
Margaret Karram, nel suo messaggio ha sottolineato che “tanto è stato seminato in questa regione, eppure Dio con il suo infinito Amore rivolge a tutti noi una nuova chiamata: ci invita a costruire l’unità in Costa d’Avorio con ancor più slancio, essendo prossimi a chiunque ci passi accanto. Chiediamo a Dio che ci doni ‘un cuore senza frontiere’, capace di accogliere tutti, di amare tutti senza distinzione, di ascoltare tutti con l’orecchio del cuore! Che questa celebrazione sia l’occasione per rimettere al centro delle nostre vite e delle nostre comunità l’amore, che porta alla reciprocità ed è la radice della fraternità”.















Aggiornamento 5: Ritiro spirituale dei focolarini Africa Centro-Ovest
Nuovo slancio nell’evangelizzazione, nella comunione e verso una responsabilità più condivisa nella vita delle comunità dei Focolari, sono i temi del ritiro annuale dei 120 focolarini e focolarine a vita comune e sposati, presenti in 9 Paesi dell’Africa Centro-Ovest.
In collegamento con Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, hanno condiviso la loro vita in questo quadrante del continente. A Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), le focolarine hanno accolto in casa la madre malata di una di loro, mettendo in moto una rete di solidarietà allargata, in cui la famiglia – centrale in queste culture – è sostenuta e valorizzata.
“La relazione migliore non è quella che riunisce persone perfette, ma è quando ognuno impara a convivere con le imperfezioni dell’altro e può scoprirne e ammirarne le buone qualità perché nessuno è intrinsecamente cattivo”, ha detto Bernard del focolare del Burkina Faso, rimettendo in evidenza l’importanza di creare nelle comunità del focolare un clima di famiglia. Il Copresidente, Jesús Morán, ha sottolineato l’importanza di “continuare a camminare per essere questo ‘Gesù africano’, frutto dell’innesto di Cristo nella vostra umanità e cultura: è questo il vostro contributo specifico per la Chiesa e il mondo”. “L’Africa può essere un esempio per il Movimento dei Focolari – ha concluso Margaret Karram – una ‘scuola di evangelizzazione’, di come offrire il carisma dell’unità a tutti, al di là della cultura, dell’etnia e della lingua. Questa è la missione che vi riconsegno oggi in modo nuovo”.









Aggiornamento 6: Sierra Leone: con la Conferenza Episcopale
“Il dialogo interreligioso è parte dell’evangelizzazione in Sierra Leone. I Focolari possono aiutarci molto con il dialogo della vita”, ha detto l’Arcivescovo di Freetown, Mons. Edward Tamba Charles, Presidente del Consiglio Interreligioso, l’organo che raccoglie i maggiori esponenti cristiani (cattolici e protestanti) e musulmani per la promozione della riconciliazione e della pace nel Paese. A più di 20 anni da una delle guerre civili più sanguinose d’Africa, la Chiesa cattolica locale è impegnata nella ricostruzione delle persone e della società. Il Paese ha circa 8 milioni di abitanti ed è tra gli ultimi al mondo per sviluppo umano, pur essendo ricchissimo di minerali, diamanti e risorse naturali. La principale religione è l’Islam con cui i cristiani hanno relazioni molto buone e di grande collaborazione. È un Paese giovane: l’80% della popolazione ha meno di 35 anni.
Questa mattina Jesús Morán, Copresidente del Movimento dei Focolari, ha incontrato la Conferenza Episcopale e si è parlato della centralità del dialogo interreligioso e della presenza attiva dei cristiani nel processo di riconciliazione sociale post bellico. Presente anche John Sorie Conteh che coordina la comunità del Movimento nel Paese. Sono stati due missionari Saveriani a portare la spiritualità dell’unità all’inizio degli anni ’90, durante il conflitto ed ora sono diversi i gruppi del Movimento presenti in varie città e villaggi. Ed è proprio questa la caratteristica del Movimento in Sierra Leone dove non c’è un “focolare”, ma sono le comunità di persone che vivono e diffondono la spiritualità dell’unità, pienamente inserite nella Chiesa e al servizio della ricostruzione del Paese.







Un contributo di S. T. – Servizi Comunicazione e Multimedia. Foto: CSC audiovisivi